Braccialetto tipo pandora perle rosa e celesti
15.00 €
Braccialetto tipo pandora perle rosa e celeste € 15 chiusura come i pandora originali è realizzato con le perle veneziane di colore celeste e rosa con strass dorati c’è un quadrifoglio una chiavetta un cuore con la scritta j love you completo di confezione regalo e garanzia.
Esaurito
Descrizione
Il braccialetto tipo pandora perle rosa e celesti è fatto con la lavorazione a vetro a Lume è la lavorazione più antica e conosciuta nell’isola di Murano, viene fatta fondendo diversi tipi di vetro assieme tra di loro creando continuamente abbinamenti di forme e di colori sempre nuovi ,per poter lavorare il vetro il maestro vetraio usa una fiamma a gas che resta accesa tutto il giorno, raggiungendo temperature molto elevate , questo gli permette di creare continuamente nuove forme di colore e misure, per fare questo tipo di lavorazione viene usato del vetro in canna trasparente o colorato fondendo assieme tra di loro vari materiali come il vetro di Murrina, l’oro l’argento, e altri materiali preziosi.
Per pulire l’acciaio rodiato del braccialetto tipo pandora perle rosa e celesti si può pulire facilmente con acqua e detergente liquido per piatti e lucidati con della carta da giornale o con un panno imbevuto con ammoniaca.
In tal caso è necessario sciacquare bene l’oggetto dopo averlo lucidato. Un altro consiglio ecologico è pulirlo con il succo di limone e asciugarlo con la carta di giornale.
La caratteristica specifica del vetro del braccialetto tipo pandora perle rosa e celeste è il modo con cui solidifica, passa infatti dallo stato liquido del fuso, attraverso aumento di viscosità, alla rigidità del solido che si ottiene ad una temperatura ci 500° C. circa.
In questo intervallo di tempo, detto “intervallo termico di lavorabilità”, il maestro potrà dare la forma all’oggetto ottenendo, poi, un prodotto finito che conserverà la rigidezza dei corpi solidi, ma che manterrà la trasparenza dei liquidi. Il vetro viene composto per il 70% circa da sabbia e silice che si trasforma in liquido ad una temperatura di 1700°C.Per fondere ad una minor temperatura la silice, viene aggiunto un materiale detto “fondente”.
Tali composti incidono nella tecnologia del vetro non solo perché sono causa di un risparmio economico, ma perché sono protagonisti delle caratteristiche che il vetro muranese assume e per il quale è famoso nel mondo intero.
Il fondente principale è la soda, la quale ha anche la proprietà di allungare i tempi di solidificazione, mettendo il maestro nelle condizioni ottimali per ben operare sul vetro.
Più alta è la percentuale di soda, tanto di più il vetro solidifica lentamente (vetro “lungo”), tuttavia la presenza di tale fondente non deve essere in eccesso, esistono infatti degli equilibri da rispettare.
Nel caso contrario il vetro, nel tempo, porterà in superficie il fondente opacizzando l’oggetto (in termine “muranese” si dice che il vetro “sputa” la soda).
Per limitare tale tendenza viene utilizzata una sostanza detta stabilizzante: il calcare o carbonato di calcio. Altri composti che si aggiungono alla composizione sono il nitrato e l’arsenico che hanno azione affinante, facilitano, cioè, la fuoriuscita delle bolle migliorando l’omogeneità del fuso.
Se alle materie prime indicate si aggiungono delle sostanze coloranti od opacizzanti, si ottengono i famosi vetri colorati e opali.
Oggi la purezza della soda del braccialetto tipo pandora con perle veneziane oro viene garantita dal processo Solvay, da nome del suo inventore, mentre anticamente si usavano fondenti di provenienza orientale. Infatti le analisi effettuate sui vetri antichi indicano come fondenti delle ceneri di piante con elevate quantità di ossido di potassio e magnesio di provenienza siriaca chiamate “allume di catino” o “cenere di soria”.
Può destare sospetto che la decisione di usare questo tipo di cenere, sancita con editto del Maggior Consiglio del 1306 che vieta l’uso della cenere a base potassica ottenuta dalle felci, sia di natura politica. Infatti tale editto assicurava alle galee patrizie veneziane il ritorno dall’oriente con le stive cariche.
Le ceneri delle piante venivano sottoposte ad un processo di depurazione per ottenere il “sale di cristallo” o “sale di vetro”, utilizzato, assieme alla silice pura e il manganese di Piemonte, il più pregiato dei decoloranti, da Angelo Barovier nel XV secolo per ottenere il più prestigioso vetro muranese: il cristallo.
Per quanto riguarda la silice dal 1300 sino al XVIII secolo si utilizzavano i ciottoli del Ticino detti cogoli del Tesin molto puri, o i cogoli de Verona che erano meno pregiati perché, come si legge da un manoscritto anonimo del XVIII secolo, fa il vetro zaleto (giallino). In seguito, e fino ai nostri giorni, si utilizzarono le sabbie silicee di cava.
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